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Ierui

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Gli ierui sono una razza di umanoidi molto simili agli umani.

Di corporatura slanciata e dai lineamenti morbidi, i membri della razza ierua si identificano tutti all'interno di un unico popolo e vivono per la maggior parte all'interno della capitale: Nuova Lisia.

La città degli ierui, affacciata sul grande mare esterno, è un enorme centro portuale, punto di partenza e di arrivo di un gran numero di scambi commerciali.

Gli ierui sono un popolo molto unito, legato da valori comuni quali il rispetto delle istituzioni e della legge, i forti sentimenti democratici e l'amore per la scienza.

La fitta rete di scambi commerciali istituita dagli ierui fin dagli albori della loro civiltà, li ha portati col tempo a sviluppare una sorta di cultura del commercio, anche se per natura sono portati a disdegnare l'accumulo di ricchezza fine a sé stesso e l'ostentazione del lusso e del potere personale.

Gli ierui sono un popolo molto tollerante, aperto alle altre razze e alle nuove filosofie. Seppure accettino molto volentieri la presenza di etnie e culture lontane dalla loro, la loro identità è molto ben radicata: è perciò quasi del tutto impossibile che uno ieruo abbandoni la propria cultura o la propria filosofia per quella di qualcun altro.

Seppure gli ierui non siano un popolo fortemente religioso, quasi tutti in misure diverse venerano Firan, il dio che in epoca primordiale li avrebbe salvati e protetti dalla distruzione portata dal malvagio dio Onar-Saa.

Nuova Lisia è retta da un governo centrale democratico, una camera di rappresentanti del popolo eletti per suffragio universale. La città è divisa in quartieri, soprattutto in base alle professioni: vi sono per esempio alcuni quartieri dedicati ai mercati, un quartiere degli armaioli, un quartiere dei conciatori ai margini della città, un quartiere del porto, e così via: per ogni quartiere, gli abitanti riuniti in giunta eleggono un proprio rappresentante.

 A tutela della forma democratica di governo è posto il leggendario ordine dei Cavalieri dell'Equilibrio, cavalieri che dedicano la loro vita a questo ideale, sacrificando il possesso di cose materiali e il potere politico personale. I Cavalieri dell'Equilibrio non rispondono a nessuno se non al loro Gran Maestro e intervengono solo per difendere Nuova Lisia in caso di attacco o per rovesciare tiranni e usurpatori.

Sulla base delle loro conoscenze scientifiche, gli ierui hanno fondato una scuola dove si insegna la magia e la fisica, viste dagli ierui rispettivamente come la scienza naturale per eccellenza e la più grande arte metafisica; questa scuola è chiamata Accademia delle Scienze Naturali e delle Arti Soprannaturali.

Per la maggior parte, gli ierui rigettano la violenza incontrollata e percepiscono la magia come qualcosa di pericolso e caotico: per questo, l'Accademia si pone tra le altre cose come obiettivo quello di controllare la magia e di utilizzarla per giusti scopi.

Per saperne di più

 

Descrizione fisica, usi e costumi

Il popolo ieruo ha caratteristiche fisiche che lo caratterizzano e lo distinguono rispetto alle altre creature umanoidi presenti su Vaalbara. Queste genti sono di statura media, agili e slanciati hanno di solito la pelle chiara; i tratti del loro volto, molto spesso imberbe, sono morbidi e aggraziati facendoli sembrare degli eterni adolescenti. I loro occhi sono quasi sempre chiari, anche se non mancano le eccezioni; mentre i capelli, che portano per lo più corti e ben curati, vanno dal nero corvino al biondo acceso.

A prima vista chiunque potrebbe riconoscere uno ieruo da un umano sia per le vesti, che per il modo di comportarsi; infatti questi usano curare minuziosamente le apparenze del loro vestiario, apparendo sempre eleganti e raffinati. L’abbigliamento tipico di tutti i giorni è composto da calzari in cuoio, comodi pantaloni in cotone o in velluto, e camicia; il tutto rigorosamente dai colori non appariscenti e ben coordinati tra di loro.

Per quanto riguarda il loro modo di porsi si può dire che per la maggior parte sino socievoli e cordiali, e a temprare le loro buone maniere fin da infanti anche negli istituti e nelle scuole il comportamento e il rispetto sono materie importanti di valutazione. In qualsiasi ambito della vita di uno ieruo è cosa di primaria importanza il “saper stare al proprio posto” come dicono spesso i genitori ai propri figli, il che non significa un bieco assoggettarsi alle situazioni sociali, bensì consiste nel rispettare coscientemente e attivamente le istituzioni e i ruoli che da secoli reggono la loro cultura.

 

Uno sguardo alle città e alla politica

La civiltà ierua si sviluppa intorno a due centri principali, anche se non mancano grandi territori esterni alle città che ospitano folti gruppi di persone; i due centri sono la capitale Nuova Lisia, e la grande città portuale di Spes. Ad un occhio esterno le città ierue appaiono come grandi rocche fortificate e inespugnabili, circondate da enormi mura di granito alte più di dieci metri. Passati però gli enormi portoni si nota come all’interno la vita sia intensa e allo stesso tempo tranquilla. Di un’operosità straordinaria, la giornata inizia sempre prima che sorga il sole, “il tempo è denaro” dicono i commercianti di Nuova Lisia, e non si stancano mai di ripeterlo; quando non lavorano passano il tempo a scrivere,leggere e dilettarsi nelle arti che più li rappresentano, come la musica e la scultura. Analizzando il sistema democratico con cui si regge la loro nazione, si nota come le città stesse siano divise in quartieri, in modo che i cittadini di una stessa zona,riuniti nel consiglio detto “giunta”, possano eleggere i propri rappresentanti che poi vanno a fare parte dell’unica camera preposta al governo, il Senato. Anticamente i senatori eletti a Nuova Lisia erano 7, in onore del numero sacro di Firan, ma con la costruzione della colonia di Spes, e con la nascita della nuova classe degli “intendenti” il sistema elettivo è mutato. Infatti i cittadini di Spes riuniti in un’unica giunta cittadina eleggono  il proprio senatore, mentre i restanti sei vengono eletti a Nuova Lisia. Con l’espandersi della civiltà ierua oltre le mura delle città, ci si è posto il problema del diritto di voto per coloro che non vivono più le problematiche interne. Il Senato ha infatti deciso di non accordare diritto di voto attivo e passivo a color che vivono nelle terre fuori le mura, ritenendo che il diritto venga loro concesso solo al momento di fondazione di una città, come nel caso di Spes. Gli intendenti, ossia coloro che posseggono grandi latifondi nelle terre selvagge, pur governando su quelle terre per conto del Senato della Repubblica, pagando i tributi regolarmente sui profitti e inviando truppe in caso di guerra, non hanno alcun diritto in città, poiché si ritiene che, in una nazione altamente democratica, sia già una grande eccezione alla regola il fatto che un solo uomo possa comandare, seppur per conto del Senato, su vasti territori come quelli retti dagli intendenti.

Per questo e per altri motivi per anni gli intendenti  furono trattati alla stregua di selvaggi dalla popolazione all’interno delle città, solo negli ultimi tempi, il Senato ha loro riconosciuto il diritto di voto passivo, vale a dire la possibilità almeno di esser eletti come senatori all’interno della città. Il sistema per attribuire loro una giunta di appartenenza è stato risolto risalendo alla giunta di appartenenza al parente o ascendente più vicino che risiede in città.

I senatori della repubblica restano in carica per quattro anni, mantenendo sempre molto attiva la vita politica a Nuova Lisia; dibattiti politici, assemblee e arringhe di candidati al posto di senatore si susseguono quasi ogni mese dell’anno. L’operato dei politici è perennemente sotto controllo, analizzato e messo per iscritto dalle decine di storiografi e scribi che affollano il Senato; solo gli uomini politici più affermati possono sperare di poter ricoprire la carica di senatore per più mandati di seguito.

Riassumendo la struttura politica ierua possiamo così sintetizzare: il potere legislativo è nelle mani del Senato, quello esecutivo è retto dal Consolato della Repubblica, mentre quello giudiziario è amministrato dal Consiglio di giustizia. Analizziamo nel dettaglio il Consolato; questo organo è composto da cinque persone, due Consoli scelti, uno dal Consiglio di Guerra, e uno dall’Accademia di scienze naturali e delle arti soprannaturali; e due dal popolo riunito senza divisione in giunte;  infine, con le veci di supremo garante e con potere di voto solo nel caso in cui ci siano situazioni di parità, il Gran Maestro del Sacro Ordine dei Cavalieri dell’Equilibrio. Compito dei Consoli è anche quello di comandare le forze militari in battaglia, ricoprendo la figura di Comandanti in Capo dell’esercito, pur non essendo obbligati a scendere in campo con esso; nel qual caso comanderanno i generali.

Per quanto riguarda il Consiglio di giustizia invece, è composto da tutti coloro che, dopo aver frequentato gli studi presso l’Accademia di giurisprudenza, dottrina e retorica , sostengono e passano l’esame detto “laurea”, che permette di esercitare la professione di giudice.

 

Sacro ordine dei Cavalieri dell’Equilibrio 

Figura centrale nella vita della Repubblica ierua è quella del Sacro Ordine dei Cavalieri dell’Equilibrio; questo ordine fondato nel 180 a.u.c., è composto da sette membri con il preciso compito di preservare e difendere la forma repubblicana. Inizialmente fondato per proteggere la città dagli invasori, si distinsero nella difesa della città dai draghi, salvando migliaia di vite immolando le proprie. Le loro vesti sono bianche, lunghe fino ai piedi e bordate da una finissima rifinitura in oro. L’ordine è retto dalla figura del Gran Maestro, il più saggio e probo tra i cavalieri, scelto all’unanimità; vi è poi il Tesoriere, questo è il supremo custode di tutti i segreti dell’ordine, anche di quelli che spesso vengono celati persino al gran Maestro stesso. Ogni cavaliere sceglie il suo successore o “Figlio”; infatti all’interno dell’ordine esiste un legame di fratellanza spirituale, tale da far cessare totalmente i contatti con la famiglia di sangue, e da imporre un cambio di cognome per tutti i cavalieri; spesso il nuovo nome è scelto dai cavalieri in consiglio. Tutte le decisioni più importanti sono prese all’unanimità, come ad esempio la presentazione di un figlio da parte di un cavaliere, oppure la scelta di intervenire in questioni interne. Tutti i membri e i figli non hanno proprietà, qualsiasi forma di possesso è vietata; il motivo di questa proibizione è quella di evitare che nello spirito puro dei cavalieri possa insinuarsi una qualsiasi forma di desiderio, bramosia e invida per vili oggetti, distogliendone l’attenzione dai veri nobili scopi delle loro vite; immuni da qualsivoglia tentativo di corruzione, questi cavalieri rappresentano l’ultimo baluardo in difesa della Repubblica.

 

Spiritualità e religione

Quasi la totalità degli ierui venera Firan. Questa divinità è spesso accompagnata dall’appellativo “il misericordioso” o “il saggio”o “il sommo”; insieme a suo fratello Onar-Saa , sarebbe l’entità creatrice e custode del mondo. È una divinità benevola, lenta all’ira e nella leggenda si dice che all’alba de tempi, a seguito della grande pioggia di fuoco scatenata dal fratello, decise di salvare il creato proteggendolo con il suo scudo.

Pur essendo monoteisti, all’interno della cultura ierua la religione non ha assolutamente un ruolo centrale; non vi sono riti o liturgie che scandiscano la vita religiosa, non esiste una casta sacerdotale che sia addetta allo studio teologico, e neppure un testo sacro dal quale si possa leggere la parola rivelata o le profezie del divino. Il legame con la religiosità è molto simile all’approccio che si può avere con la filosofia; Firan e le leggende connesse ad esso, vengono spesso presentati come aneddoti per far riflettere, per trasmettere una morale o per giustificare antiche tradizioni che perdono le loro origini nei tempi più remoti.

Il culto di Firan non fa menzione di una eventuale vita oltre la morte, è dominio comune però che esista all’interno di ogni corpo un’anima, composta di una materia che non è ancora stata pienamente definita. Quest’ultima si trova legata al corpo quando la vita scorre in esso. Alla morte di un individuo, la sua anima erra per il mondo, o per farvi ritorno grazie all’intervento di un guaritore, o attendendo l’attimo in cui si dissolverà.

Dato che non è possibile dimostrare cosa accada di preciso al momento della dissoluzione, gli studiosi ierui hanno elaborato diverse teorie, basandosi esclusivamente su congetture, intuizioni o credenze personali.

Alcuni studiosi affermano che il momento della dissoluzione coinciderebbe sempre con il nascere di una nuova vita su Vaalbara, e che l’anima in realtà sia fatta di una materia indissolubile, che può solo mutare e cercare un altro corpo a cui dar vita. Da questa teoria nasce la diatriba che divide parecchi pensatori a Nuova Lisia riguardo al ricordo, ai flashback e ai sogni; infatti molti testi sono stati scritti, cercando di trovare una risposta univoca circa la provenienza del ricordo delle vite passate. La più affermata tra le teorie in merito a questa questione ritiene che quando un’anima si “reincarna” perda qualsiasi legame con la vita precedente; questo processo però non sempre si compie completamente, e segno tangibile di questo sono appunto i sogni i flashback e i ricordi.

Altri dotti pensano semplicemente che l’anima, ultimo lascito del corpo nel mondo, al momento della dissoluzione scompaia per sempre, segnando quindi la morte ultima dell’individuo a cui apparteneva. Alcuni infine, i più devoti a Firan, credono che le anime vaghino nel mondo perché tormentate e incapaci di accettare la propria morte e che, una volta trovata la pace, queste raggiungano un nuovo stadio di esistenza ultraterrena dopo la morte, la cosiddetta vita eterna.

 

Storia ierua 

Il mio racconto inizia molti secoli fa, quando l’eco della guerra degli dei riecheggiava ancora su Vaalbara, e la civiltà era solo ai suoi albori. In quel tempo il mio popolo, non era altro che un folto gruppo di individui che seguiva i mutamenti climatici per sopravvivere; vagabondi in un mondo creato per noi, erravamo senza meta per le terre selvagge. La nostra guida era il saggio Annius Carson, uno ieruo di circa 40anni, forte e robusto con una folta chioma di capelli,riccia e rossiccia; si dice che una calda mattina primaverile, dopo un inverno assai rigido, caratterizzato da stenti e privazioni, l’attenzione di Annius fu catturata da una cerva bianca che si era avventurata al di fuori dai boschi. Dopo averla seguita per qualche tempo, l’uomo si trovò innanzi ad una verdissima pianura; incantato da quella visione meravigliosa dopo mesi interminabili di nevi, dimenticò la cerva che fuggì nel folto della foresta, e tornò dai suoi compagni per mostrargli il luogo che sarebbe diventato il centro della nostra città.[…]

[…]Molti anni passarono e la guida del nostro popolo passava di mano in mano, ogni anno due volte all’anno. Il sistema era semplice ed efficace, tutti votavano colui che ritenevano degno di guidare il nostro popolo per quei sei mesi, e passato quel periodo di tempo seguiva una nuova votazione con nuovi candidati. Non di rado capitava che coloro che avevano dimostrato grande saggezza e dedizione venissero rieletti per il mandato successivo, ma nessuno dei miei antenati vedeva in questo susseguirsi ripetuto di un uomo soltanto alla guida della nazione un pericolo. Poveri ingenui, non conoscevano ancora quanto fosse corruttibile l’animo dalla bramosia di potere. Era l’anno 158 a.u.c. e il presidente in carica era Titus Errol. Individuo dai tratti non molto comuni tra gli ierui, alto e slanciato, in volto somigliava ad un corvo, con un grande naso adunco, gli occhi piccoli e infossati e i capelli neri come la pece; soltanto il suo aspetto avrebbe dovuto fare capire ai nostri antenati  la sua indole.

Si dimostrò spesso, durante il periodo di governo, duro e inflessibile, fortemente legato al rispetto per l’autorità e al ruolo che egli ricopriva. Al momento della cerimonia di consegna della carica al suo successore, Celsus Vernam, estrasse dalla manica della sua veste un pugnale e lo conficcò nella gola del povero malcapitato. I suoi seguaci nella sala sguainarono le armi, e spade in pugno si impossessarono del palazzo del governo, che molti secoli dopo venne distrutto durante la guerra dei draghi.[…]

[…]Il tempo passava e il dittatore Titus Errol teneva ancora assoggettata al suo comando l’intera città, nessuno osava ribellarsi. I dissidenti erano stati messi a tacere nel sangue e in tutte le piazze erano affissi i nomi di coloro che erano latitanti, con relativa ricompensa sia che venissero portati vivi o morti; la legge era stata dimenticata e il terrore era l’unica cosa che regolava la vita in quei tempi bui. Parecchi tentativi di congiura erano stati tentanti, ma tutti sgominati dalle guardie del copro di Titus; impossibile avvicinarsi al dittatore, coloro che tentavano di organizzare una resistenza desistettero, aspettando solo il momento della sua morte naturale.

Era il 179 a.u.c., Titus avrebbe compiuto 59 anni, lungi dall’essere cagionevole di salute o debole per l’età, per la città si prospettavano altri anni di sofferenza e terrore. La svolta giunse inaspettata e inattesa; nessuno poteva avvicinarsi al dittatore senza esser in presenza delle sue guardie, nessuno tranne suo figlio. Atreus Errol era un giovane di circa 30 anni, alto e simile al padre nell’aspetto. Era stato protagonista in giovane età di scorribande vandaliche insieme ai suoi amici e non aveva mai suscitato un grande rispetto nei cittadini di Nuova Lisia, considerato viziato e in tutto simile al padre. Crescendo però,i suoi occhi si erano aperti sulle atrocità compiute dal padre e non potè più sopportare quello che il nostro popolo stava tollerando da più di vent’anni. Si dice che Firan stesso una notte apparve in sogno al giovane in forma di cerva bianca, gli diede il compito di porre fine al regno del terrore che suo padre perpetrava da tempo.

La notte stessa, uscì dalla sua camera e si introdusse furtivamente nella camera del padre mentre questi ancora dormiva; prese un cuscino e lo adagiò sul viso del padre facendo pressione. Non lo tolse fino a che il padre non smise di contorcersi, cessando definitivamente di respirare.[…] 

[…]Non passò molto tempo prima che Atreus si accorgesse che, nonostante suo padre fosse stato tolto di mezzo, la situazione a Nuova Lisia era in bilico. Dopo aver riunito i più saggi uomini del tempo, creò l’organo che sarebbe rimasto fino ai giorni nostri, il Senato della Repubblica Ierua; sette uomini avevano ricevuto l’incarico di guidare le nostre genti assicurando loro che non ci sarebbero stati mai più altri tiranni. Ad Atreus Errol si deve la teorizzazione della cosiddetta “divisione dei poteri”; infatti egli poi abbozzò l’idea di un Consiglio Supremo (l’odierno Consolato della Repubblica), che reggesse il potere esecutivo, e nominò tre vetusti e saggi ierui, perché facessero da giudici, sottraendo così a ciascun organo l’influenza diretta sull’altro e facendo si che la collaborazione tra essi fosse necessaria per mandare avanti la macchina statale.

Come ultima cosa scelse sette guerrieri, uomini fidati e incorruttibili che formarono il Sacro ordine dei Cavalieri dell’equilibrio; questi ierui votarono la propria vita alla sicurezza della città e alla salvaguardia della Repubblica. Abnegando tutto ciò che è mortale, da quel giorno anche i loro successori vissero mantenuti dallo stato, senza proprietà, uniti come fratelli e votati alla fedeltà.[…]

[…]213 a.u.c. Mai un incontro tra due stranieri fu più rivelatore e profetico di quello che ora vado a descrivere. La giornata era simile alle altre, non troppo calda e non troppo fredda, i contadini fuori le mura lavoravano assiduamente la terra, i commercianti vendevano le loro merci e le guardie facevano la ronda.

Alcuni esploratori rientrarono in città seguiti da una folla di persone dai tratti esotici. Mai in quelle terre i nostri antenati avevano visto genti come quelle; la loro pelle era scura, i loro occhi stretti e allungati, e le loro vesti li coprivano dalla testa fino ai piedi. Maschi e femmine abbigliati uguali, i primi portavano strani copri capi in testa che gli coprivano anche la parte inferiore del volto; erano di diversi colori, pochi bianchi,molti blu, ma la maggior parte erano neri come una notte senza stelle.

Alla testa di questa fiumana di gente vi era un vecchio alto come una quercia,dalla barba e i capelli bianchi, che si sorreggeva su di un bastone alto quasi quanto lui; questi venne accolto e ascoltato dai senatori; la lingua che queste genti parlavano non aveva nulla a che fare con la nostra. Caratterizzata da pochi suoni vocalici, risultava quasi incomprensibile ma assai musicale.

Prima che si potesse instaurare un dialogo passarono circa tre mesi, in cui il vecchio, che si chiamava Jonas el’Amir, e i senatori, si riunivano in presenza di scribi e dotti per cercare di codificare l’uno la lingua degli altri.

Quando i tempi furono maturi il vecchio spiegò che le sue genti venivano dal grande deserto che ricopriva tutto il mondo al di là delle montagne, e che il nostro modo di vivere non rispettava il volere di Onar-Saa, che imponeva di vivere come ospiti nel mondo, accontentarsi di poco e denigrare ciò che il progresso portava alla luce. Quell’incontro mise a confronto le due grandi religioni monoteiste di Vaalbara, i popoli eletti dei due fratelli celesti erano finalmente venuti a conoscenza gli uni degli altri; ogni giorno che passava i senatori scoprivano cose interessanti sulle terre oltre le mura di Nuova Lisia, mentre Jonas sembrava sempre più irritato e infastidito dal nostro modo di vivere.

Un giorno annunciò la sua partenza e dopo aver ringraziato la nostra gente,lanciò un monito al Senato riunito per celebrare la sua partenza.

“Nel giorno del castigo, la rovina arriverà da lontano, un popolo guidato da un capo che verrà distruggerà la vostra città,la fine arriverà come un’inondazione, e a nulla serviranno le vostre alte mura!”

Quelle parole furono prese dai senatori come le ultime parole di un vecchio folle, ma coloro che conoscono la storia pensano che quel giorno debba ancora venire.[…]

[…] Nel 358 a.u.c si apre una delle pagine più buie della storia di Nuova Lisia: un Mago Maestro dell'Accademia, Ascanius Geryon, viene incriminato, imprigionato e infine cacciato dalla città, in circostanze misteriose, per crimini magici. Ci fu un gran parlare, al tempo, riguardo ai motivi che avessero spinto alla cacciata di una personalità così eminente, ma fu premura dei maghi mettere a tacere una situazione che per l'Accademia era motivo di vergogna e imbarazzo; per molti anni, del maestro Geryon non si seppe più nulla.[…]

[…]Il 370 a.u.c. probabilmente fu uno degli anni più tristi della storia di Nuova Lisia; mai prima di allora un esercito si schierava innanzi alle sue alte mura. Nessuno poteva prevedere quello che sarebbe accaduto nei lunghi anni a seguire; le grandi armate dell’Amenokal Isaac el’Jasmine accerchiavano la città cingendola d’assedio. Incessantemente per i lunghi 18 anni che sguirono i soldati della repubblica si scagliarono contro le armate accampate al di fuori della città, ricacciandole nelle pianure verso il grande deserto, ma queste in breve si ripresentavano di nuovo per assediare la città. Nulla sembrava smuovere la situazione, fino a quando, in uno dei numerosi scontri che impegnavano gli schieramenti ogni giorno, cadde l’Amenokal lasciando le sue truppe senza guida. Quell’avvenimento,unito al grande scontento che regnava a Sadira per le lungaggini della guerra, imposero agli schieramenti di raggiungere una tregua. Nel 388 infatti si stipulò la famosa Pace degli Dei, che sentenziava la fine delle ostilità e imponeva un periodo di tregua forzata di 50 anni, con una forte penale per colui che avesse trasgredito. Quella, in seguito fu chiamata “Ia Guerra di Onar-Saa”, poiché nella storia, molti furono gli scontri che interessarono i seguaci del Misericordioso contro quelli di suo fratello il Terribile.[...]

[…]Nel 398 a.u.c. al porto di Nuova Lisia approdò la nave di un mercante che spesso commerciava con i popoli del sud, ma quel giorno dal grande vascello scesero anche alcuni umani. Alti come delle colonne e ricoperti da folte pellicce, sembravano degli orsi mentre incedevano con passo fiero al fianco del capitano della nave. Quei fieri guerrieri erano membri del clan famigerato clan Sheridon, da cui discende Casnar “il colosso”, ma gli eventi che lo riguardano verranno trattati in seguito.  Fu il primo incontro tra le nostre genti, e fu pacifico e proficuo. Il senato e i consoli accolsero a braccia aperte gli uomini del Sud,questi vennero trattati con tutti gli onori, ma non furono i nostri modi gentili che sconvolsero il corpo diplomatico.

Una fredda mattina di decimo infatti suonarono le campane d’allarme dalle alte mura della città; noi non possiamo nemmeno immaginare cosa dovessero avere provato i nostri avi in quegli anni. Un odore terrificante di carne putrefatta infestava le vie della città, e per coloro che erano sulle mura quella mattina lo spettacolo fu davvero sconvolgente. Una fitta nebbia mattutina ricopriva l’intera pianura intorno alla città fino a nascondere la linea dell’orizzonte; tutto ciò che le sentinelle di guardia poterono vedere quel mattino fu una immensa e sconfinata distesa di cadaveri,carcasse e scheletri che imbracciavano delle armi e stavano in piedi e immobili nel più assoluto silenzio.

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