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Descrizione fisica, usi e costumi
Il popolo ieruo ha caratteristiche fisiche che lo
caratterizzano e lo distinguono rispetto alle altre creature umanoidi presenti su Vaalbara. Queste genti sono di statura media,
agili e slanciati hanno di solito la pelle chiara; i tratti del loro volto, molto spesso imberbe, sono morbidi e aggraziati
facendoli sembrare degli eterni adolescenti. I loro occhi sono quasi sempre chiari, anche se non mancano le eccezioni; mentre
i capelli, che portano per lo più corti e ben curati, vanno dal nero corvino al biondo acceso.
A prima vista chiunque potrebbe riconoscere uno
ieruo da un umano sia per le vesti, che per il modo di comportarsi; infatti questi usano curare minuziosamente le apparenze
del loro vestiario, apparendo sempre eleganti e raffinati. L’abbigliamento tipico di tutti i giorni è composto da calzari
in cuoio, comodi pantaloni in cotone o in velluto, e camicia; il tutto rigorosamente dai colori non appariscenti e ben coordinati
tra di loro.
Per quanto riguarda il loro modo di porsi si può
dire che per la maggior parte sino socievoli e cordiali, e a temprare le loro buone maniere fin da infanti anche negli istituti
e nelle scuole il comportamento e il rispetto sono materie importanti di valutazione. In qualsiasi ambito della vita di uno
ieruo è cosa di primaria importanza il “saper stare al proprio posto” come dicono spesso i genitori ai propri
figli, il che non significa un bieco assoggettarsi alle situazioni sociali, bensì consiste nel rispettare coscientemente e
attivamente le istituzioni e i ruoli che da secoli reggono la loro cultura.
Uno sguardo alle città e alla politica
La civiltà ierua si sviluppa intorno a due centri
principali, anche se non mancano grandi territori esterni alle città che ospitano folti gruppi di persone; i due centri sono
la capitale Nuova Lisia, e la grande città portuale di Spes. Ad un occhio esterno le città ierue appaiono come grandi rocche
fortificate e inespugnabili, circondate da enormi mura di granito alte più di dieci metri. Passati però gli enormi portoni
si nota come all’interno la vita sia intensa e allo stesso tempo tranquilla. Di un’operosità straordinaria, la
giornata inizia sempre prima che sorga il sole, “il tempo è denaro” dicono i commercianti di Nuova Lisia, e non
si stancano mai di ripeterlo; quando non lavorano passano il tempo a scrivere,leggere e dilettarsi nelle arti che più li rappresentano,
come la musica e la scultura. Analizzando il sistema democratico con cui si regge la loro nazione, si nota come le città stesse
siano divise in quartieri, in modo che i cittadini di una stessa zona,riuniti nel consiglio detto “giunta”, possano
eleggere i propri rappresentanti che poi vanno a fare parte dell’unica camera preposta al governo, il Senato. Anticamente
i senatori eletti a Nuova Lisia erano 7, in onore del numero sacro di Firan, ma con la costruzione della colonia
di Spes, e con la nascita della nuova classe degli “intendenti” il sistema elettivo è mutato. Infatti i cittadini
di Spes riuniti in un’unica giunta cittadina eleggono il proprio senatore,
mentre i restanti sei vengono eletti a Nuova Lisia. Con l’espandersi della civiltà ierua oltre le mura delle città,
ci si è posto il problema del diritto di voto per coloro che non vivono più le problematiche interne. Il Senato ha infatti
deciso di non accordare diritto di voto attivo e passivo a color che vivono nelle terre fuori le mura, ritenendo che il diritto
venga loro concesso solo al momento di fondazione di una città, come nel caso di Spes. Gli intendenti, ossia coloro che posseggono
grandi latifondi nelle terre selvagge, pur governando su quelle terre per conto del Senato della Repubblica, pagando i tributi
regolarmente sui profitti e inviando truppe in caso di guerra, non hanno alcun diritto in città, poiché si ritiene che, in
una nazione altamente democratica, sia già una grande eccezione alla regola il fatto che un solo uomo possa comandare, seppur
per conto del Senato, su vasti territori come quelli retti dagli intendenti.
Per questo e per altri motivi per anni gli intendenti furono trattati alla stregua di selvaggi dalla popolazione all’interno delle
città, solo negli ultimi tempi, il Senato ha loro riconosciuto il diritto di voto passivo, vale a dire la possibilità almeno
di esser eletti come senatori all’interno della città. Il sistema per attribuire loro una giunta di appartenenza è stato
risolto risalendo alla giunta di appartenenza al parente o ascendente più vicino che risiede in città.
I senatori della repubblica restano in carica per
quattro anni, mantenendo sempre molto attiva la vita politica a Nuova Lisia; dibattiti politici, assemblee e arringhe di candidati
al posto di senatore si susseguono quasi ogni mese dell’anno. L’operato dei politici è perennemente sotto controllo,
analizzato e messo per iscritto dalle decine di storiografi e scribi che affollano il Senato; solo gli uomini politici più
affermati possono sperare di poter ricoprire la carica di senatore per più mandati di seguito.
Riassumendo la struttura politica ierua possiamo
così sintetizzare: il potere legislativo è nelle mani del Senato, quello esecutivo è retto dal Consolato della Repubblica,
mentre quello giudiziario è amministrato dal Consiglio di giustizia. Analizziamo nel dettaglio il Consolato; questo organo
è composto da cinque persone, due Consoli scelti, uno dal Consiglio di Guerra, e uno dall’Accademia di scienze naturali
e delle arti soprannaturali; e due dal popolo riunito senza divisione in giunte; infine,
con le veci di supremo garante e con potere di voto solo nel caso in cui ci siano situazioni di parità, il Gran Maestro del
Sacro Ordine dei Cavalieri dell’Equilibrio. Compito dei Consoli è anche quello di comandare le forze militari in battaglia,
ricoprendo la figura di Comandanti in Capo dell’esercito, pur non essendo obbligati a scendere in campo con esso; nel
qual caso comanderanno i generali.
Per quanto riguarda il Consiglio di giustizia invece,
è composto da tutti coloro che, dopo aver frequentato gli studi presso l’Accademia di giurisprudenza, dottrina e retorica
, sostengono e passano l’esame detto “laurea”, che permette di esercitare la professione di giudice.
Sacro ordine dei Cavalieri dell’Equilibrio
Figura centrale nella vita della Repubblica ierua
è quella del Sacro Ordine dei Cavalieri dell’Equilibrio; questo ordine fondato nel 180 a.u.c., è composto da sette membri con il preciso compito di preservare e difendere la forma
repubblicana. Inizialmente fondato per proteggere la città dagli invasori, si distinsero nella difesa della città dai draghi,
salvando migliaia di vite immolando le proprie. Le loro vesti sono bianche, lunghe fino ai piedi e bordate da una finissima
rifinitura in oro. L’ordine è retto dalla figura del Gran Maestro, il più saggio e probo tra i cavalieri, scelto all’unanimità;
vi è poi il Tesoriere, questo è il supremo custode di tutti i segreti dell’ordine, anche di quelli che spesso vengono
celati persino al gran Maestro stesso. Ogni cavaliere sceglie il suo successore o “Figlio”; infatti all’interno
dell’ordine esiste un legame di fratellanza spirituale, tale da far cessare totalmente i contatti con la famiglia di
sangue, e da imporre un cambio di cognome per tutti i cavalieri; spesso il nuovo nome è scelto dai cavalieri in consiglio.
Tutte le decisioni più importanti sono prese all’unanimità, come ad esempio la presentazione di un figlio da parte di
un cavaliere, oppure la scelta di intervenire in questioni interne. Tutti i membri e i figli non hanno proprietà, qualsiasi
forma di possesso è vietata; il motivo di questa proibizione è quella di evitare che nello spirito puro dei cavalieri possa
insinuarsi una qualsiasi forma di desiderio, bramosia e invida per vili oggetti, distogliendone l’attenzione dai veri
nobili scopi delle loro vite; immuni da qualsivoglia tentativo di corruzione, questi cavalieri rappresentano l’ultimo
baluardo in difesa della Repubblica.
Spiritualità e religione
Quasi la totalità degli ierui venera Firan. Questa
divinità è spesso accompagnata dall’appellativo “il misericordioso” o “il saggio”o “il
sommo”; insieme a suo fratello Onar-Saa , sarebbe l’entità creatrice e custode del mondo. È una divinità benevola,
lenta all’ira e nella leggenda si dice che all’alba de tempi, a seguito della grande pioggia di fuoco scatenata
dal fratello, decise di salvare il creato proteggendolo con il suo scudo.
Pur essendo monoteisti, all’interno della
cultura ierua la religione non ha assolutamente un ruolo centrale; non vi sono riti o liturgie che scandiscano la vita religiosa,
non esiste una casta sacerdotale che sia addetta allo studio teologico, e neppure un testo sacro dal quale si possa leggere
la parola rivelata o le profezie del divino. Il legame con la religiosità è molto simile all’approccio che si può avere
con la filosofia; Firan e le leggende connesse ad esso, vengono spesso presentati come aneddoti per far riflettere, per trasmettere
una morale o per giustificare antiche tradizioni che perdono le loro origini nei tempi più remoti.
Il culto di Firan non fa menzione di una eventuale
vita oltre la morte, è dominio comune però che esista all’interno di ogni corpo un’anima, composta di una materia
che non è ancora stata pienamente definita. Quest’ultima si trova legata al corpo quando la vita scorre in esso. Alla
morte di un individuo, la sua anima erra per il mondo, o per farvi ritorno grazie all’intervento di un guaritore, o
attendendo l’attimo in cui si dissolverà.
Dato che non è possibile dimostrare cosa accada
di preciso al momento della dissoluzione, gli studiosi ierui hanno elaborato diverse teorie, basandosi esclusivamente su congetture,
intuizioni o credenze personali.
Alcuni studiosi affermano che il momento della dissoluzione
coinciderebbe sempre con il nascere di una nuova vita su Vaalbara, e che l’anima in realtà sia fatta di una materia
indissolubile, che può solo mutare e cercare un altro corpo a cui dar vita. Da questa teoria nasce la diatriba che divide
parecchi pensatori a Nuova Lisia riguardo al ricordo, ai flashback e ai sogni; infatti molti testi sono stati scritti, cercando
di trovare una risposta univoca circa la provenienza del ricordo delle vite passate. La più affermata tra le teorie in merito
a questa questione ritiene che quando un’anima si “reincarna” perda qualsiasi legame con la vita precedente;
questo processo però non sempre si compie completamente, e segno tangibile di questo sono appunto i sogni i flashback e i
ricordi.
Altri dotti pensano semplicemente che l’anima,
ultimo lascito del corpo nel mondo, al momento della dissoluzione scompaia per sempre, segnando quindi la morte ultima dell’individuo
a cui apparteneva. Alcuni infine, i più devoti a Firan, credono che le anime vaghino nel mondo perché tormentate e incapaci
di accettare la propria morte e che, una volta trovata la pace, queste raggiungano un nuovo stadio di esistenza ultraterrena
dopo la morte, la cosiddetta vita eterna.
Storia ierua
Il mio racconto inizia molti
secoli fa, quando l’eco della guerra degli dei riecheggiava ancora su Vaalbara, e la civiltà era solo ai suoi albori.
In quel tempo il mio popolo, non era altro che un folto gruppo di individui che seguiva i mutamenti climatici per sopravvivere;
vagabondi in un mondo creato per noi, erravamo senza meta per le terre selvagge. La nostra guida era il saggio Annius Carson,
uno ieruo di circa 40anni, forte e robusto con una folta chioma di capelli,riccia e rossiccia; si dice che una calda mattina
primaverile, dopo un inverno assai rigido, caratterizzato da stenti e privazioni, l’attenzione di Annius fu catturata
da una cerva bianca che si era avventurata al di fuori dai boschi. Dopo averla seguita per qualche tempo, l’uomo si
trovò innanzi ad una verdissima pianura; incantato da quella visione meravigliosa dopo mesi interminabili di nevi, dimenticò
la cerva che fuggì nel folto della foresta, e tornò dai suoi compagni per mostrargli il luogo che sarebbe diventato il centro
della nostra città.[…]
[…]Molti anni passarono e la guida del nostro
popolo passava di mano in mano, ogni anno due volte all’anno. Il sistema era semplice ed efficace, tutti votavano colui
che ritenevano degno di guidare il nostro popolo per quei sei mesi, e passato quel periodo di tempo seguiva una nuova votazione
con nuovi candidati. Non di rado capitava che coloro che avevano dimostrato grande saggezza e dedizione venissero rieletti
per il mandato successivo, ma nessuno dei miei antenati vedeva in questo susseguirsi ripetuto di un uomo soltanto alla guida
della nazione un pericolo. Poveri ingenui, non conoscevano ancora quanto fosse corruttibile l’animo dalla bramosia di
potere. Era l’anno 158 a.u.c. e il presidente in carica era Titus Errol. Individuo dai tratti non molto comuni tra gli
ierui, alto e slanciato, in volto somigliava ad un corvo, con un grande naso adunco, gli occhi piccoli e infossati e i capelli
neri come la pece; soltanto il suo aspetto avrebbe dovuto fare capire ai nostri antenati
la sua indole.
Si dimostrò spesso, durante il
periodo di governo, duro e inflessibile, fortemente legato al rispetto per l’autorità e al ruolo che egli ricopriva.
Al momento della cerimonia di consegna della carica al suo successore, Celsus Vernam, estrasse dalla manica della sua veste
un pugnale e lo conficcò nella gola del povero malcapitato. I suoi seguaci nella sala sguainarono le armi, e spade in pugno
si impossessarono del palazzo del governo, che molti secoli dopo venne distrutto durante la guerra dei draghi.[…]
[…]Il tempo passava e il dittatore Titus Errol
teneva ancora assoggettata al suo comando l’intera città, nessuno osava ribellarsi. I dissidenti erano stati messi a
tacere nel sangue e in tutte le piazze erano affissi i nomi di coloro che erano latitanti, con relativa ricompensa sia che
venissero portati vivi o morti; la legge era stata dimenticata e il terrore era l’unica cosa che regolava la vita in
quei tempi bui. Parecchi tentativi di congiura erano stati tentanti, ma tutti sgominati dalle guardie del copro di Titus;
impossibile avvicinarsi al dittatore, coloro che tentavano di organizzare una resistenza desistettero, aspettando solo il
momento della sua morte naturale.
Era il 179 a.u.c., Titus avrebbe compiuto 59 anni,
lungi dall’essere cagionevole di salute o debole per l’età, per la città si prospettavano altri anni di sofferenza
e terrore. La svolta giunse inaspettata e inattesa; nessuno poteva avvicinarsi al dittatore senza esser in presenza delle
sue guardie, nessuno tranne suo figlio. Atreus Errol era un giovane di circa 30 anni, alto e simile al padre nell’aspetto.
Era stato protagonista in giovane età di scorribande vandaliche insieme ai suoi amici e non aveva mai suscitato un grande
rispetto nei cittadini di Nuova Lisia, considerato viziato e in tutto simile al padre. Crescendo però,i suoi occhi si erano
aperti sulle atrocità compiute dal padre e non potè più sopportare quello che il nostro popolo stava tollerando da più di
vent’anni. Si dice che Firan stesso una notte apparve in sogno al giovane in forma di cerva bianca, gli diede il compito
di porre fine al regno del terrore che suo padre perpetrava da tempo.
La notte stessa, uscì dalla
sua camera e si introdusse furtivamente nella camera del padre mentre questi ancora dormiva; prese un cuscino e lo adagiò
sul viso del padre facendo pressione. Non lo tolse fino a che il padre non smise di contorcersi, cessando definitivamente
di respirare.[…]
[…]Non passò molto tempo prima che Atreus
si accorgesse che, nonostante suo padre fosse stato tolto di mezzo, la situazione a Nuova Lisia era in bilico. Dopo aver riunito
i più saggi uomini del tempo, creò l’organo che sarebbe rimasto fino ai giorni nostri, il Senato della Repubblica Ierua;
sette uomini avevano ricevuto l’incarico di guidare le nostre genti assicurando loro che non ci sarebbero stati mai
più altri tiranni. Ad Atreus Errol si deve la teorizzazione della cosiddetta “divisione dei poteri”; infatti egli
poi abbozzò l’idea di un Consiglio Supremo (l’odierno Consolato della Repubblica), che reggesse il potere esecutivo,
e nominò tre vetusti e saggi ierui, perché facessero da giudici, sottraendo così a ciascun organo l’influenza diretta
sull’altro e facendo si che la collaborazione tra essi fosse necessaria per mandare avanti la macchina statale.
Come ultima cosa scelse sette
guerrieri, uomini fidati e incorruttibili che formarono il Sacro ordine dei Cavalieri dell’equilibrio; questi ierui
votarono la propria vita alla sicurezza della città e alla salvaguardia della Repubblica. Abnegando tutto ciò che è mortale,
da quel giorno anche i loro successori vissero mantenuti dallo stato, senza proprietà, uniti come fratelli e votati alla fedeltà.[…]
[…]213 a.u.c. Mai un incontro tra due stranieri
fu più rivelatore e profetico di quello che ora vado a descrivere. La giornata era simile alle altre, non troppo calda e non
troppo fredda, i contadini fuori le mura lavoravano assiduamente la terra, i commercianti vendevano le loro merci e le guardie
facevano la ronda.
Alcuni esploratori rientrarono in città seguiti
da una folla di persone dai tratti esotici. Mai in quelle terre i nostri antenati avevano visto genti come quelle; la loro
pelle era scura, i loro occhi stretti e allungati, e le loro vesti li coprivano dalla testa fino ai piedi. Maschi e femmine
abbigliati uguali, i primi portavano strani copri capi in testa che gli coprivano anche la parte inferiore del volto; erano
di diversi colori, pochi bianchi,molti blu, ma la maggior parte erano neri come una notte senza stelle.
Alla testa di questa fiumana di gente vi era un
vecchio alto come una quercia,dalla barba e i capelli bianchi, che si sorreggeva su di un bastone alto quasi quanto lui; questi
venne accolto e ascoltato dai senatori; la lingua che queste genti parlavano non aveva nulla a che fare con la nostra. Caratterizzata
da pochi suoni vocalici, risultava quasi incomprensibile ma assai musicale.
Prima che si potesse instaurare un dialogo passarono
circa tre mesi, in cui il vecchio, che si chiamava Jonas el’Amir, e i senatori, si riunivano in presenza di scribi e
dotti per cercare di codificare l’uno la lingua degli altri.
Quando i tempi furono maturi il vecchio spiegò che
le sue genti venivano dal grande deserto che ricopriva tutto il mondo al di là delle montagne, e che il nostro modo di vivere
non rispettava il volere di Onar-Saa, che imponeva di vivere come ospiti nel mondo, accontentarsi di poco e denigrare ciò
che il progresso portava alla luce. Quell’incontro mise a confronto le due grandi religioni monoteiste di Vaalbara,
i popoli eletti dei due fratelli celesti erano finalmente venuti a conoscenza gli uni degli altri; ogni giorno che passava
i senatori scoprivano cose interessanti sulle terre oltre le mura di Nuova Lisia, mentre Jonas sembrava sempre più irritato
e infastidito dal nostro modo di vivere.
Un giorno annunciò la sua partenza e dopo aver ringraziato
la nostra gente,lanciò un monito al Senato riunito per celebrare la sua partenza.
“Nel giorno del castigo, la rovina arriverà
da lontano, un popolo guidato da un capo che verrà distruggerà la vostra città,la fine arriverà come un’inondazione,
e a nulla serviranno le vostre alte mura!”
Quelle parole furono prese dai
senatori come le ultime parole di un vecchio folle, ma coloro che conoscono la storia pensano che quel giorno debba ancora
venire.[…]
[…] Nel 358 a.u.c si apre
una delle pagine più buie della storia di Nuova Lisia: un Mago Maestro dell'Accademia, Ascanius Geryon, viene incriminato,
imprigionato e infine cacciato dalla città, in circostanze misteriose, per crimini magici. Ci fu un gran parlare, al tempo,
riguardo ai motivi che avessero spinto alla cacciata di una personalità così eminente, ma fu premura dei maghi mettere a tacere
una situazione che per l'Accademia era motivo di vergogna e imbarazzo; per molti anni, del maestro Geryon non si seppe più
nulla.[…]
[…]Il 370 a.u.c. probabilmente
fu uno degli anni più tristi della storia di Nuova Lisia; mai prima di allora un esercito si schierava innanzi alle sue alte
mura. Nessuno poteva prevedere quello che sarebbe accaduto nei lunghi anni a seguire; le grandi armate dell’Amenokal
Isaac el’Jasmine accerchiavano la città cingendola d’assedio. Incessantemente per i lunghi 18 anni che sguirono
i soldati della repubblica si scagliarono contro le armate accampate al di fuori della città, ricacciandole nelle pianure
verso il grande deserto, ma queste in breve si ripresentavano di nuovo per assediare la città. Nulla sembrava smuovere la
situazione, fino a quando, in uno dei numerosi scontri che impegnavano gli schieramenti ogni giorno, cadde l’Amenokal
lasciando le sue truppe senza guida. Quell’avvenimento,unito al grande scontento che regnava a Sadira per le lungaggini
della guerra, imposero agli schieramenti di raggiungere una tregua. Nel 388 infatti si stipulò la famosa Pace degli Dei, che
sentenziava la fine delle ostilità e imponeva un periodo di tregua forzata di 50 anni, con una forte penale per colui che
avesse trasgredito. Quella, in seguito fu chiamata “Ia Guerra di Onar-Saa”, poiché nella storia, molti furono
gli scontri che interessarono i seguaci del Misericordioso contro quelli di suo fratello il Terribile.[...]
[…]Nel 398 a.u.c. al porto
di Nuova Lisia approdò la nave di un mercante che spesso commerciava con i popoli del sud, ma quel giorno dal grande vascello
scesero anche alcuni umani. Alti come delle colonne e ricoperti da folte pellicce, sembravano degli orsi mentre incedevano
con passo fiero al fianco del capitano della nave. Quei fieri guerrieri erano membri del clan famigerato clan Sheridon, da
cui discende Casnar “il colosso”, ma gli eventi che lo riguardano verranno trattati in seguito. Fu il primo incontro tra le nostre genti, e fu pacifico e proficuo. Il senato e i consoli accolsero a braccia
aperte gli uomini del Sud,questi vennero trattati con tutti gli onori, ma non furono i nostri modi gentili che sconvolsero
il corpo diplomatico.
Una fredda mattina di decimo
infatti suonarono le campane d’allarme dalle alte mura della città; noi non possiamo nemmeno immaginare cosa dovessero
avere provato i nostri avi in quegli anni. Un odore terrificante di carne putrefatta infestava le vie della città, e per coloro
che erano sulle mura quella mattina lo spettacolo fu davvero sconvolgente. Una fitta nebbia mattutina ricopriva l’intera
pianura intorno alla città fino a nascondere la linea dell’orizzonte; tutto ciò che le sentinelle di guardia poterono
vedere quel mattino fu una immensa e sconfinata distesa di cadaveri,carcasse e scheletri che imbracciavano delle armi e stavano
in piedi e immobili nel più assoluto silenzio.